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Che cosa è la psicanalisi

La psicanalisi è la scienza dell’inconscio psichico fondata da Sigmund Freud. 

La definizione più rigorosa del termine la si trova nella prefazione di Freud al Dizionario di sessuologia di Max Marcuse del 1922 e precisamente è il nome:

  1. di un procedimento per l’indagine di processi psichici cui sarebbe pressoché impossibile accedere;

  2. di un metodo terapeutico (basato su tale indagine) per il trattamento dei disturbi nevrotici;

  3. di una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via che gradualmente si assommano e convergono in una nuova disciplina scientifica.


La psicanalisi è dunque il complesso lavoro con cui si porta il paziente a prendere coscienza dei suoi contenuti psichici inconsci e rimossi che lo abitano, che sono gli stessi che possono causare conflitti intrapsichici, inibizioni, stati ansiosi fino a vere e proprie produzioni sintomatiche. L’analista, nel corso del trattamento, avrà il compito di mostrare al paziente le resistenze che si oppongono al lavoro d’indagine analitico, che ostano all’ampliamento della conoscenza del soggetto cui l’analisi mira. La persona dunque, durante il percorso intrapreso, si vedrà impegnata, accompagnata dall’analista, nell’indagine del proprio funzionamento psichico. Prendere coscienza dei propri meccanismi psichici porta dei benefici in termini di riduzione del malessere e scomparsa dei sintomi ma ciò è solo un risultato secondario, accessorio, rispetto al regolare esercizio dell’analisi.

Wie gewonnen, so zerronnen

“Ciò che presto è fatto, presto è disfatto”.

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Il paziente si sdraia sul lettino in una condizione di auto osservazione dei propri pensieri e comincia a comunicare all’analista tutto ciò che gli viene in mente, sforzandosi di essere sincero al massimo grado.

Deve assumere un atteggiamento non giudicante nei confronti dei propri pensieri. Tutto ciò che emerge in superficie e che il paziente “vede” va comunicato all’analista. Sulla base di tutte queste informazioni che vengono accumulate durante il corso del trattamento, l’analista formulerà delle ipotesi, chiamate costruzioni, su quelle che sono le cause della nevrosi. Queste costruzioni, durante il progredire dell’analisi, verranno confermate o confutate. Mano a mano che il paziente comincia a conoscere le proprie caratteristiche psichiche, si creano le condizioni perché ci sia un maggior grado di libertà. Il paziente è quindi posto di fronte a un nuovo compito: decidere come impiegare le forze che, fino a quel momento, erano utilizzate per tenere in vita i sintomi. Può impiegarle per arricchire la sua persona invece che continuare a soffrire in una continua coazione. 

La libertà che il soggetto recupera durante l’analisi gli consente di decidere in autonomia, secondo il proprio giudizio, come impiegare queste forze psichiche che ha liberato dalla rimozione, ma questo non significa automaticamente guarire. Il paziente può anche scegliere di non farlo, se lo desidera. Questo processo decisionale pertiene solo ed esclusivamente al paziente: il trattamento psicanalitico si ferma sulla soglia della libertà del soggetto, l’analista non entra nel merito di questo imprescindibile diritto del paziente. 

In ciò, la psicanalisi si distingue rispetto alle terapie basate sulla suggestione perché si spinge fino al limite della libertà del soggetto per offrirgli non solo la conoscenza di sé ma anche il modo in cui, se lo volesse, potrebbe servirsene in maniera efficace. L’ultima parola, l’azione che trasforma la conoscenza in un atto terapeutico, spetta sempre e comunque al soggetto.

Ma come si svolge, di fatto, l’analisi?

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